1941, Il Night Witches e il MITO delle "Streghe della notte"

Prima degli anni 70, un battaglione composto da solo donne arrecò tantissimi danni ai reggimenti tedeschi.. Un gruppo di Donne! Che non temevano nulla, con i loro biplani vecchi che di notte arrivano tormentando i soldati tedeschi.
  
   Pubblicato:   sabato 8 febbraio 2025
   Redatto da:  Toto
   Fonte, citazioni, bibliografia e sitografia:
www.dibonito.it
www.history.com/news
www.lordinenuovo.it
Archivio Olga Shirnina
  


Chi sono le donne in armi nella storia? Perché sono spesso invisibili o tutt’al più narrate in miti e leggende? Chi sono in realtà le militari nelle forze armate contemporanee?
Queste sono alcune domande che la scrittrice è ricercatrice Fatima Farina si chiede nel suo libro “Donne nelle forze armate”.
In effetti le donne solo a partire dagli anni ’70 e solo in alcuni paesi occidentali sono state integrate nelle operazioni militari. La loro assenza di certo non può essere solo attribuita a un problema organizzativo, ma soprattutto a difficoltà socio-culturali, che vedevano la donna in una posizione inferiore.
Esiste tuttavia un’eccezione fatta da un battaglione femminile, si tratta del Night Witches, 588° reggimento aereo, un battaglione russo, che durante la seconda guerra mondiale fu impegnato nei vari bombardamenti notturni.
Grazie a queste straordinarie prestazioni le aviatrici, ottennero il maggior numero di successi e di piloti decorati, superando anche i migliori squadroni maschili. I risultati che ottennero erano all’inizio impensabili, considerando i mezzi obsoleti che avevano a disposizione.
Le ragazze sovietiche anche chiamate "Streghe della notte" colpirono molto l’immaginario collettivo, soprattutto perché all’epoca non si concepivano ancora le donne-soldato, mentre in Unione Sovietica, come oggi in Israele, era ed è una prassi comunemente accettata.



Tra le varie soldatesse che sorcarono i cieli in quel periodo ricordiamo: nella foto raffigurate da sinistra a destra, Rufina Gasheva, Irina Sebrova, Natalya Meklin, Marina Chechneva, Nadezhda Popova, Serafima Amosova-Taranenko, Evdokiya Nikulina, Evdokiya Bershanskaya (comandante del 588° Reggimento), Mariya Smirnova ed Evgheniya Zhigulenko.
Di certo il loro impiego non fu subito accettato, lo stesso Stalin, non accetto immediatamente la loro collaborazione, ma poi ne fu quasi costretto, quando Marina Raskova gli espose la volontà delle sue colleghe di andare al fronte con o senza il volere degli alti comandi.
La Raskova, che era già pilota prima della guerra, aveva partecipato nell’agosto 1935 alla prima trasvolata femminile da Leningrado a Mosca, il giorno dopo l’inizio della Operazione Barbarossa cominciò a ricevere lettere dalle giovani aviatrici russe che chiedevano di essere impiegate in prima linea. In qualità di membro del Soviet Supremo, si recò presso le autorità militari perorando la causa delle mittenti, che avevano conseguito il brevetto di volo prima della guerra, per avere il via libera della autorità all’impiego nella guerra.
L’aereo in dotazione era il Polikarpov PO-2, un biplano biposto degli anni ‘20. Costruito prevalentemente in legno e tela, era inizialmente destinato a scopi civili e al trasporto di feriti e della posta. Era un velivolo lento: la velocità massima era di 140 Km/h, molto inferiore alla velocità di stallo degli aerei da combattimento della Luftwaffe. Per questa ragione però, i tedeschi non potevano rallentare per inquadrare nel collimatore il biplano sovietico ed erano perciò costretti ad ampliare l’angolo di virata per colpire il nemico. Così facendo permettevano alle aviatrici di dileguarsi nel buio.


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