Durante lo sbarco dei Mille la Sicilia era divisa in due fazioni: da un lato i Comunisti o Comunali (capeggiati dall'avv. Nicolò Lombardo, decisi a difendere gli interessi del Comune e ad avere finalmente accesso ad un pezzo di terra); dall'altro i civili o Ducali, (amici del Duca Nelson e difensori delle Ducea Nelson, un terreno pianeggiante di fondo valle a circa 13 chilometri da Bronte).
Con decreto del 2 giugno Garibaldi aveva promesso la divisione delle terre, portando una ventata di soddisfazione ed entusiasmo tra i contadini che da anni attendevano un decreto che li potesse privilegiare. Purtroppo la mancata applicazione dei questi decreti , spinsero tra il 1 e il 6 agosto del 1860, lungo le pendici dell’Etna, oltre 10.000 contadini reclamanti la mancata attuazione delle promesse fatte, i rivoltosi con una inaudita violenza, diedero fuoco a tutto quello che incontrarono. Sotto il suono scrosciante delle campane e dei «Viva l’Italia», i proprietari vennero trascinati fuori dalle loro case, torturati, uccisi o gettati nel fuoco.
In un momento storico delicato che vedeva i Mille penetrare in Calabria, in uno scontro con un esito tutt’altro che scontato contro i Borboni, (anche per il mancato appoggio di Cavour e del governo piemontese), Garibaldi temendo la reazione borbonica che poteva sfruttare le ondate di disordini popolari che avevano travolto le campagne e le città, decise di rivolgersi a Bixio, suo generale, che immediatamente fece arrestare e processare quelli che erano stati additati come i capi della rivolta.
Il 10 agosto del 1860 vennero fucilati cinque uomini sulla cui colpevolezza sussistevano però molti dubbi. Tra questi vi era anche lo stesso Nicolò Lombardo, additato dai più come capo e organizzatore della rivolta. A queste prime esecuzioni sommarie seguirono numerosi altri arresti e un processo a Catania che si concluse solo nel 1864 con ottantadue condanne, anche se le pene comminate prevedevano anni di lavoro forzato, nessuno fu condannato a morte. Il risultato, però, fu che su Bixio e sulle vicende di Bronte calò un’ombra sinistra.
La repressione che portò avanti restò per tutta la sua vita un fantasma costante, anche perché, come tutti i garibaldini, egli si considerava un liberatore e non un oppressore. In una lettera al governatore di Catania scrisse: « Triste missione per noi venuti a combattere per la libertà!».
I posteri non furono clementi con Bixio, del resto perché avrebbero dovuto esserlo, su di lui venne riversata la colpa della repressione. Benedetto Radice, autore nel 1910 della prima ricostruzione storica dettagliata dei fatti di Bronte, definiva il generale garibaldino «l’angelo della vendetta».
Sul testo dello scrittore si costituì la base sulla quale si costruì una contro narrazione , sugli orrori del Risorgimento che vedono il Meridione come vittima di una conquista militare del Regno sabaudo, appoggiato dalla rete massonica internazionale e del Regno Unito.
Lo stesso fece Giovanni Verga, nel suo ”Libertà, nel quale da ampio ricorso nell’esposizione degli eventi della violenta rivolta avvenuta a Bronte.
Molti scrittori negli oltre 160 anni di storia hanno raccolte testimonianze sugli episodi siciliani, e le vicende successive all’unificazione d’Italia, tra cui:
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che scrivono che Bronte ci fu la «perdita dell’innocenza, il luogo simbolo del tradimento delle plebi meridionali da parte di troppi poteri: la Chiesa, i Borboni, i garibaldini pressati dalla Gran Bretagna, i Savoia, lo Stato italiano».
La storica Lucy Riall, infine, nella sua indagine storica, ripercorre le origini della rivolta del 1860, proponendo un quadro molto più amplio e non riducibile soltanto alla scontro tra «ducali», e «comunisti», ma ancor prima, quando nel 1799, re Ferdinando IV di Borbone, assegnò la ducea di Bronte all’ammiraglio Nelson, come premio per la repressione della repubblica giacobina napoletana e poi, la successiva abolizione della feudalità nel 1812, aveva generato uno scontro tra fazioni il cui obiettivo era la conquista del potere.
Quindi, per la scrittrice lo sbarco dei mille, fu soltanto un accelerante, convincendo la gente di Bronte che il cambiamento era possibile e annunciato come prossimo, cosa che non avveniva suscitando l’ira della popolazione e l’esplosione della violenza. Quando Bixio arrivò a portare l’ordine a Bronte, si trovò all’interno di una lotta tra fazioni che era sfuggita a ogni controllo. Dunque, dietro la rivolta non stava tanto lo scontro tra il potere feudale straniero della ducea dei Nelson e la popolazione locale: gli inglesi di Bronte furono più spettatori preoccupati che diretti protagonisti dei fatti e, fatta eccezione per l’amministratore contabile, essi e le loro proprietà non vennero toccati dalla furia contadina. Dietro i conflitti vi fu più, invece, la battaglia tra famiglie cittadine per il controllo degli impieghi, delle posizioni politicamente influenti e delle proprietà terriere.