Tutti conoscono la grandezza e la storia dell’Impero Romano, una lunga storia fatta di grandi conquistatori, che va dal I secolo a.C. fino al IV secolo; più precisamente dalla sua fondazione, indicata generalmente nel 27 a.C. (primo anno del principato di Augusto), fino 395, con la morte di Teodosio I.
Pochi invece conoscono i popoli che hanno vissuto nella nostra penisola prima
Dell’avvento dei romani, tra le varie popolazioni, la più antica è certamentela più importante è quella dei Osci, questi abitarono la penisola Italiana ancor prima delle invasioni ioniche e doriche provenienti dalla Grecia in due momenti distinti, aventi come spartiacque la guerra di Troia e con differenti gradi di civilizzazione.
Gli Osci, od Opici, come venivano chiamati dai greci, derivava da opo, il cui significato era terra, che aggettivamente significa uomo nato dalla stessa terra, ma in effetti indicava anche, in modo disprezzativo, rozzo, barbaro o incolto .
Lo storico antropologo Giovan Battista Marzano, ritrova il primo stanziamento in Opicia, area individuabile nelle alture sopra l’attuale città di Napoli, Il periodo storico in cui vengono collocati questi popoli inizia intorno al X a.C., e col tempo poi gli osci si espansero occupando altri territori fino a giungere in Umbria, Toscana, Lazio ed Emilia, assumendo nomi distinti e modificando, in molti casi anche la loro lingua.
La loro espansione porta alla costruzioni di molte città, come Pompei ed Ercolano mentre l’estuario del fiume Sarno fu il loro porto principale, che facilitò i contatti e gli scambi commerciali con i Greci di Cuma e gli Etruschi di Capua.
L'Opicia, successivamente fu conquistato dai Cumani nel V secolo a.C. e nel IV secolo a.C., durante le guerre sannitiche l’Opicia passò ai Romani.
Durante la guerra sannitica gli Osci furono favorevoli ai Romani e tali restarono anche durante la guerra annibalica, quando solo Capua defezionò.
Descrivere in poche pagine la storia di questo popolo è un'impresa assai ardua in quanto esistono tantissimi scritti e opere, che spesso sono in contraddizione tra loro.
Secondo Plinio (il Vecchio), il territorio campano era abitato da varie popolazioni, tra cui gli Opici e gli Ausoni, a questi ultimi i greci attribuivano il nome di "Opikoi" (in latino Osci), che condurrebbe sempre al significato di "lavoro" e di "lavoratori".
Altri storico, asseriscono che gli Osci furono il frutto dell'integrazione degli Opici con i Sanniti, mentre scoperte archeologiche recenti, tra il Volturno e Napoli, testimoniano l’influenza greca, etrusca e sannita sulla civiltà osca.
Gli Osci era un popolo mite, dedito al lavoro dei campi, non avevano un’organizzazione sociale e amministrativa, la cellula fondamentale della loro aggregazione fu la famiglia, organizzata con un sistema di tipo patriarcale, a cui capo era posto il capostipite del ceppo.
I loro villaggi erano realizzati con capanne, con una cultura rozza, neanche lontanamente paragonata a quella greca, mentre lungo le coste e i corsi d'acqua venivano esercitate le pratiche di pesca, nell’entroterra venivano allevati bovini, e probabilmente l'allevamento delle Bufale.
La religione degli Osci dovette essere molto semplice e fondata su elementi naturali, quali: il Sole e la Terra, collegati al culto della "Mater Matuta" come attestano le varie raffigurazioni statuarie conservate nel Museo Campano di Capua.
L'arrivo de Greci sulla coste Campane (dei coloni calcidensi), a partire dall'VIII-VII secolo a.C., fu pacifico e determinò principalmente l'edificazione dei primitivi insediamenti ellenici a Ischia (Pithecusa) e soprattutto la nascita della città di Cuma (Cumae), che risultò in ogni periodo la principale città greca campana. Seguirono Pozzuoli (Dicearchia), Napoli (Neapolis) .
I due gruppi finirono sostanzialmente per coincidere, distribuendosi in una variegata colonia, che sopravvisse per lungo tempo, resistendo ai reiterati tentativi di conquista romana, fino alla capitolazione avvenuta con le famose guerre sannitiche, nel IV secolo a. C.
Alla fine, gli Osci furono assoggettati alla potenza di Roma, pur conservando la loro cultura, lingua e tradizioni, come dimostrano molte testimonianze storiche e archeologiche rinvenute a Pompei, come i graffiti con iscrizioni in lingua “osca”, e la diffusione di varie rappresentazioni teatrali come, le "Fabule Atellane", che erano delle farse popolari, originarie della città di Atella, rappresentate perfino a Roma, intorno al 391 a.C.
A ricordo di quest’antico popolo, pochi anni or sono, il Comune di Napoli ha denominato una strada di Piscinola, "Via Osci",