1943, Foibe, le vittime di Tito e le cicatrici del Nord Est d’Italia.

Con foibe si fa riferimento al massacro perpetrato verso la popolazione istriana-dalmata, gettata nelle grandi caverne verticali tipiche della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria chiamate appunto foibe.
  
   Pubblicato:   lunedì 3 marzo 2025
   Redatto da:  Toto
   Fonte, citazioni, bibliografia e sitografia:
www.dibonito.it
https://it.wikipedia.org/wiki/Istria#Storia
https://www.focus.it/cultura/storia
https://www.laterza.it/2025/02/10
https://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe
http://www.cittametropolitana.torino.it/speciali/2023
  


Le foibe sono voragini naturali tipici dei territori carsici, purtroppo, per i tristi eventi successi nel dopo guerra pochi legano questo termine alle caratteristiche del terreno della zona istriano-dalmata, ma appunto, al genocidio avvenuto ad opera dei partigiani comunisti jugoslavi verso il finire della seconda guerra mondiale.
COLLOCAZIONE STORICA
L’intera penisola italiana è sempre stata territorio di conquista, saccheggio e dominazioni e di certo il territorio Istriano non è da meno, le prime popolazioni della zona nel XV a.c. avevano formato dei borghi fortificati, chiamati i castellieri, (mura parallele costituiti da grandi blocchi di pietra e nello spazio interno, riempite da piccole pietre), la cultura dei castellieri e perdurata fino al III secolo a.c. subendo una costante influenzata da altre culture indoeuropee, come quella celtica, fino a quando non fu conquistata dall’impero romano.
Dalla caduta di Roma l’Istria è sottoposta ad una serie di saccheggi e conquiste di altri popoli che plasmano definitivamente la popolazione ed il territorio.
Senza voler dilungarci molto nei vari periodi menzioniamo quelli più importanti, si parte con i Goti nel 538, poi dai Lombardi 789, Arnolfo di Carinzia nel 887, poi ci fu il periodo in cui fu controllata dai vari duchi e poi l’unione alla serenissima, con l’avvento di Napoleone, fu ceduta agli Asburgo d'Austria nel 1797, ritornata all’impero Francese e nuovamente ceduta agli Asburgo nel 1814, mentre con il trattato di Rapallo nel 1920, finalmente l'Istria divenne parte del Regno d'Italia.
EVENTI PRECEDENTI ALLE FOIBE
In tutto il periodo storico menzionato, all’interno della striscia istriana sono sempre convissuti in modo pacifico diversi gruppi etnici, come quello italiano, slavo, sloveno e croato, ognuno con le proprie usanze, lingua e religione, probabilmente la loro convivenza era dovuta al fatto che tutte venivano sottoposte in modo più o meno violento ai vari dominatori, invece, con l’avvento del fascismo cambia in modo drastico il rapporto tra i vari gruppi, creando un odio razziale tra le varie comunità.
Il censimento approssimativo del 1921, mostra una regione con maggioranza italiana, classificando le diverse etnie come “altre”, non considerato il perfetto bilinguismo di molte località, o come indicare slavi o croati i cognomi terminanti in –ich.
Poi con i tre decreti leggi firmati tra il 1923 ed 1926, viene messo in atto una vera è propria campagna discriminatoria contro le etnie croate slave e slovene, vennero sostituiti gli insegnati nelle suole, con l’esclusivo insegnamento della lingua italiana,
imposizione d'ufficio di nomi italiani a tutte le località dei territori, ed italianizzare i cognomi croati e sloveni.



LA FINE DELLA GUERRA E LA VENDETTA DI TITO
Nel 1943, dopo la storica riunione del Gran Consiglio del Fascismo che dichiarò lo scioglimento del Partito e la successiva resa dell'8 settembre, nei Balcani, e in particolarmente in Croazia e Slovenia, ci furono delle rivolte spontanea delle popolazioni rurali (prevalentemente slave) nei confronti delle classi borghesi prevalentemente italiane.
Le forze politiche comuniste di Josip Broz, nome di battaglia "Tito", diedero vita ad un’ondata di violenza contro i non comunisti di qualsiasi etnia, considerati nemici del popolo, prima torturando e poi gettando nelle foibe i corpi.
IL FRENO DEI NAZISTI
Alla fine di aprile del 1945 i partigiani jugoslavi che erano stati tenuti a freno dai tedeschi, con i ben noti sistemi (stragi, rappresaglie dieci a uno, paesi incendiati e distrutti), con il crollo del Terzo Reich nulla ormai poteva più fermare gli uomini di Tito, l’idea era quella di impadronirsi non solo della Dalmazia e della penisola d'Istria, ma di tutto il Veneto, fino all'Isonzo.
L'esercito jugoslavo occupò l'Istria e puntò verso Trieste, non tenendo conto delle truppe alleate del generale Neozelandese Freyberg, che entrando in città asserragliò nella fortezza di San Giusto i tedeschi, i quali arrendendosi impedirono la presa di Trieste.
La rabbia degli uomini di Tito si scatenò contro persone inermi. Tra il maggio e il giugno del 1945migliaia di italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Secondo alcune fonti le vittime di quei pochi mesi furono tra le quattromila e le seimila, per altre diecimila
Fin dal dicembre 1945 il premier italiano Alcide De Gasperi presentò agli Alleati «una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia» e indicò «in almeno 7.500 il numero degli scomparsi».
In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore a quello temuto da De Gasperi. Le uccisioni di italiani - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20mila; gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case almeno 250mila.



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